Chi siamo?

Perché c'è sempre una spiegazione semplice per le cose difficili

Chi siamo?È una bella mattinata di fine Dicembre - 2004, mi pare. Sì, è vero, in Asia c'è stato lo tsunami, ma qui da noi il sole invernale splende e l'aria fresca di metà mattina è piuttosto piacevole. Il Concorso Presepi s'è ormai concluso (sì, in effetti resta ancora qualcuno che al momento è in vacanza, ma proprio per questo prima di gennaio non se ne parla) e G. ha un'idea: perché non portare un augurio di buon Natale (un po' in ritardo) e di buon anno nuovo ai nostri bimbi di quinta elementare? Detto fatto, pronti i biglietti e via che si va.

Certo, non tutti sono a casa e anche quelli che ci sono a volte non sanno nemmeno chi siamo («No, no, io sono cristiano, grazie» «Ma anche noi: siamo i catechisti di sua figlia» «Ah... Ma se viaggiate in due, per forza che vi scambiano per Testimoni di Geova» «No, loro sono vestiti meglio»), ma ciò che incontriamo un bel pomeriggio va al di là della nostra immaginazione.

***

Onde evitare ulteriori equivoci religiosi ora siamo in tre (avendo reclutato anche l'altro G.) e stiamo cercando la casa di A, di cui conosciamo l'indirizzo ma che non abbiamo mai visitato. Dopo un po' di girovagare nell'intrico di cunicoli e viuzze che contraddistingue la zona, troviamo la costruzione: si tratta di una casa di corte che appare deserta. Beh, dopotutto siamo alla fine dell'anno. Varchiamo il portone (peraltro aperto, quindi qualcuno ci sarà) e iniziamo a controllare i campanelli.

«È questa?» - ci chiediamo, fermandoci davanti a una porta dotata di vetri smerigliati, dietro la quale sentiamo delle voci. Sembra che ci sia, all'interno, una discussione piuttosto animata. «Mah, il cognome non si legge bene... però (*sottovoce*) da come si son fermate di botto le chiacchiere all'interno, credo che ci abbiano notati. Meglio suonare mentre credono che fuori della loro porta ci siano dei malintenzionati piuttosto che aspettare che arrivino i carabinieri a togliere ogni dubbio». «Saggia proposta».

Suoniamo, dunque. Ci apre una signora che non conosciamo. Guardo interrogativamente G., il quale scuote lievemente la testa. Dietro la tizia, però, appare A; stranamente, o forse non tanto, si rintana dietro la signora (la mamma?) e non proferisce parola. Ottimo, ad ogni modo: la casa è quella giusta. Sfoderiamo i nostri sorrisi migliori e con aria rassicurante esordiamo: «Buondì! Siamo i catechisti di A. Siamo venuti a portare gli auguri di buon Natale (un po' in ritardo) e di felice anno nuovo a lei e a tutta la famiglia». Semplice, rapido e di sicuro effetto, pensiamo. Errore. L'ultima parte (quella che comincia con «Siamo venuti a portare...») non è mai stata sentita. «I catecosa di chi?» sbotta la tizia, con un minaccioso cipiglio e l'aria di chi non ha la più pallida idea di che cosa sia un catechista, per non parlare di questa misteriosa bambina che non ha mai visto né sentito nominare. «Catechisti, A., la bimba lì dietro... Cioè, la parrocchia, V*******... Ciao, A! Siamo noi, ci riconosci? O è proprio perché ci riconosci che fingi di non conoscerci? .... Ehm... ha presente?». Balbettiamo, folgorati dalla reazione.

Chi siamo? I cateCOSA di CHI!A salvarci da funesta sorte è A., la quale, per fortuna, si riprende dal proprio stuporoso stato appena prima che la signora imbracci la doppietta che sicuramente tiene nascosta sotto la gonna e ci identifica correttamente come suoi catechisti. Nonostante, a dirla tutta, il terzo membro della nostra piccola spedizione non sia uno dei suoi catechisti; non pare però il caso di soffermarsi a cavillare. Con la bimba che garantisce per noi riusciamo a consegnare il biglietto; rapidamente poi salutiamo e ce ne andiamo, incolumi solo perché uno sguardo, anche se affilato quanto un coltello, non uccide.

***

Torniamo alla macchina. «"I catecosa di chi"? "I catecosa di chi"? Passi il "catecosa", ma... "chi"? Non conosce nemmeno sua figlia? Quella stessa figlia attaccata alla sua sottana?» «Boh, dai, magari non era la mamma...». Mettiamo in moto. «Chi è il prossimo della lista?». E via che si va.

Tags: